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Storia dell’ascensore, tra cinema e realtà

Quella dell’ascensore è un’invenzione relativamente moderna, nata ufficialmente nell’Ottocento con Elisha Otis.

In realtà, alcune tracce di meccanismi simili si ritrovano già nei tempi antichi, dagli Egizi che utilizzavano delle tecniche simili (piattaforme con corde azionate da animali e persone) per costruire piramidi e templi, ai Romani.

Troviamo testimonianze di un meccanismo simile anche negli scritti di Vitruvio, che attribuisce l’invenzione ad Archimede, che già nel 236 aC avrebbe realizzato un rudimentale sollevatore di carico azionato da funi e dalla forza lavoro degli animali.

Alcuni prototipi di sollevatori e di argano furono realizzati anche da Leonardo da Vinci nel XV secolo ed utilizzati soprattutto per scopi lavorativi.

Meccanismi di sollevamento simili ai moderni ascensori erano molto diffusi anche nelle dimore nobiliari del XVIII secolo, come la “sedia volante” installata alla corte di Luigi XV a Versailles e successivamente anche alla Reggia di Caserta o il “tavolo volante” costruito nel Castello di Choisy.

La vera svolta avvenne però nel XIX secolo, quando con la Rivoluzione Industriale iniziarono ad essere applicati alle strutture di sollevamento dei sistemi di alimentazione a vapore o ad acqua. I primi modelli erano però ancora troppo poco sicuri per il trasporto delle persone perché le funi si consumavano facilmente: solo nel 1852 Elisha Otis depositò negli Stati Uniti il primo brevetto per la sicurezza del dispositivo ed è da questo momento che iniziò la storia moderna dell’ascensore e la sua diffusione su larga scala.

Nel modello di sollevatore inventato da Elisha Otis, nel caso in cui una fune di sollevamento si fosse rotta una molla avrebbe azionato dei nottolini d’arresto mantenendo l’ascensore in posizione.

Elisha Otis

Il primo modello di ascensore adibito al trasporto di persone che sfruttava questa tecnologia di sicurezza fu installato a New York nel 1857.

In Italia l’ascensore arrivò qualche anno più tardi, nel 1870, quando il primo modello moderno compare all’Albergo Costanzi di Roma.

La Belle Époque segna un periodo d’oro per lo sviluppo e la diffusione degli ascensori: nel 1889 un impianto viene installato sulla Tour Eiffel con una presentazione spettacolare.

Nel 1904, sempre a Roma, presso Palazzo Barberini, venne installato il primo ascensore elettrico d’Italia.

Se nei primi modelli era richiesta la presenza costante di una persona che avviasse, fermasse e aprisse le porte della cabina, con le successive migliorie l’ascensore è diventato uno strumento sempre più indipendente, ma soprattutto più sicuro e affidabile.

Oggi l’ascensore è per noi uno strumento indispensabile e l’attuale ricerca e sviluppo si concentra sulla riduzione dei consumi energetici e dell’ingombro spaziale, oltre che sul miglioramento del comfort dei passeggeri.

Oltre ad aver rivoluzionato le nostre vite e l’aspetto delle nostre città, gli ascensori sono diventati elemento ricorrente e a volte primario in molti libri e film.

Libri come “Learning from Las Vegas” (1972) e “Lifted: A Cultural History of the Elevator” (2014) raccontano come l’avvento degli ascensori abbia rivoluzionato lo skyline cittadino e influenzato alcune tendenze.

In ambito cinematografico, l’ascensore gioca un ruolo chiave in film come Intrigo Internazionale (Alfred Hitchcock, 1959) e Donne in Attesa (Ingmar Bergman,1952), così come nei più recenti Pretty Woman (Garry Marshall, 1990), La Fabbrica di Cioccolato (Tim Burton, 2005), Inception (Christopher Nolan, 2010) e Lost in Translation (Sofia Coppola, 2013).

L’ascensore insomma diventa uno spazio di interazione e un nuovo tramite per la nascita di rapporti sociali: si conoscono nuove persone, si condivide un’esperienza (seppur breve), si tengono aperte le porte aperte per gli sconosciuti, si sbircia tra un piano e l’altro…

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